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Elogio della scrittura
2016, Settembre, 12 Silvia Bonino

Elogio della scrittura

Le capacità di scrittura sono considerate tra le competenze di base che uno studente deve acquisire nella scuola dell’obbligo; non a caso la scuola primaria, un tempo chiamata elementare, veniva identificata come la scuola del leggere, scrivere e far di conto. Le capacità coinvolte nella scrittura sono numerose e complesse: scrivere non significa soltanto saper tracciare i segni dell’alfabeto e le parole della propria lingua, ma anche impostare frasi tra loro concatenate, in modo da sviluppare un argomento in modo comprensibile e comunicabile.

Per queste caratteristiche, le capacità di scrittura variano molto da individuo a individuo, a seconda della scolarità, della cultura, dell’abitudine a leggere e a scrivere, e perlopiù non solo non decadono con l’invecchiamento, ma possono anzi migliorare anche in età avanzata.
In genere si pensa allo scrivere come a un’abilità utile nella vita di tutti i giorni, per la sua capacità di trasmettere agli altri un pensiero, un argomento, un’esigenza. Anche i nessi tra scrittura e sviluppo cognitivo sono maggiormente evidenti alla maggior parte delle persone: scrivere costringe a fissare un argomento, a metterlo a fuoco in tutti i suoi aspetti, e di conseguenza ad avere maggiore chiarezza sulla sua complessità. Infatti il testo scritto, a differenza del discorso orale, costruisce un “oggetto” esterno che può essere riletto, confrontato con altri, analizzato nella sua sequenzialità e correttezza. Inoltre il testo scritto abitua a riflettere, cioè a esercitare quel pensiero “lento” che contrasta le valutazioni automatiche e immediate, spesso superficiali ed erronee. Per questo la scuola dà – e non dovrebbe mai mancare di dare – ampio spazio alla elaborazione scritta, sia nella fase di formazione che di valutazione. Parlare di un argomento è ben diverso dallo scrivere di esso, come qualunque insegnante o studente dovrebbe sapere.
I nessi tra scrittura ed emozioni sono invece meno evidenti. Le emozioni sembrano esperienze da comunicare in modo diretto, attraverso la mimica e l’espressività facciale, al più attraverso il linguaggio orale. In realtà tutti noi sappiamo che spesso, quando le emozioni sono molto forti, la parola viene a mancare, come nel caso del dolore, oppure rischia di essere violenta e incontrollata, come nella rabbia. In questa situazione la parola scritta costituisce uno strumento fondamentale per esprimere le emozioni e per acquisire consapevolezza su di noi e su ciò che stiamo vivendo. Fermarsi a mettere “nero su bianco”, anche solo per noi stessi, ciò che stiamo vivendo e le vicende che ci toccano emotivamente, è uno strumento non solo utile, ma in molti casi indispensabile, per acquisire consapevolezza su di noi e le nostre emozioni. In questo modo si può più facilmente contrastare l’impulsività e la tendenza ad agire in modo diretto la propria emotività, come avviene in un atto violento. Su questa base diventa poi possibile anche esprimere con maggiore chiarezza a livello orale il proprio pensiero e i propri sentimenti.
Per queste ragioni la parola è stata definita da tempo “il microcosmo della coscienza”, e la parola scritta lo è al massimo grado. Per questo oggi si ritiene che l’incapacità di saper esprimere i propri vissuti in parola, soprattutto scritta, costituisca un grave limite per lo sviluppo emotivo e della consapevolezza di sé, che ingabbia le persone – siano esse adolescenti o adulte – in un’emotività incontrollata e pericolosa. Ciò significa che un ragazzo che esce dalla scuola senza saper scrivere non solo ha dei limiti cognitivi, ma anche emotivi e sociali.
Gli studi più recenti sulla narrazione hanno ulteriormente ampliato l’analisi, approfondendo il ruolo svolto dal ricorso alla parola scritta tutte le volte che un evento viene a spezzare la normalità della nostra esistenza. Di conseguenza, scrivere viene considerato uno strumento importantissimo nelle condizioni di lutto o malattia, e più in generale in tutti i momenti critici della vita, al fine di trovare un ordine nella propria esperienza, dare senso a ciò che ci sta succedendo, comunicare con gli altri. La scrittura infatti obbliga a tradurre un vissuto caotico in qualcosa di ordinato e comunicabile, aiutandoci così a uscire dalla confusione. Inoltre essa costringe a vedere la situazione in cui siamo immersi dall’esterno, favorendo in questo modo il distacco dal proprio egocentrico punto di vista. Il testo scritto diventa infatti una realtà fuori di noi, con cui confrontarci e su cui riflettere ulteriormente. Qualunque sia la forma che la scrittura prende – diario, narrazione in prima persona, racconto in terza persona, o altro ancora – la scrittura è un prezioso strumento che tutti possono utilizzare nelle situazioni di difficoltà. Queste forme di scrittura non vanno confuse con la semplice e diretta trascrizione della parola orale, che oggi imperversa in internet, nei vari blog e social network. Sono espressioni linguistiche molto immediate e povere, spesso di tipo preverbale, che nulla hanno delle caratteristiche, appena esposte, della lingua scritta.

Silvia Bonino

Silvia Bonino

Silvia Bonino docente universitario di psicologia dello sviluppo e dell’educazione

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